Nicotera. Il consigliere
di opposizione Pino Brosio replica ad alcune riflessioni critiche mosse da
questo giornale all’amministrazione comunale. Ed il fatto è di per se stesso
una notizia. Ma andiamo con ordine. Nel pezzo oggetto di attenzione, il nostro
intende operare due distinte, nonché asseritamente “doverose”, precisazioni.
Innanzitutto Brosio, in ordine alla vicenda del discusso voto dei socialisti
medmei a Michele Mirabello, intende affermare con forza «che nel Psi nicoterese
l'aria è molto serena e la scelta di votare il candidato del Pd Michele
Mirabello è stata adottata all'unanimità dal direttivo sezionale in segno di
protesta contro la scelta della segreteria regionale di non presentare la lista
socialista alle recenti elezioni regionali». Ma ammette, comunque, che è «stata una decisione sofferta, perchè la
storia dei socialisti nicoteresi è fatta di decenni di militanza attiva e
coerente», pur rimarcando che la scelta è stata fatta «alla luce del sole,
spiegando sin dall'inizio il perchè del nostro fare a tesserati, sostenitori e
amici».
Inoltre, Mirabello avrebbe offerto ai
socialisti nicoteresi particolari garanzie, considerato il suo status di «segretario
provinciale del PD». E qui parte un criptico avvertimento: «Chi non ha voluto
capire il messaggio ora ha cinque anni di tempo per riflettere sul risultato elettorale e sulle sue devastanti conseguenze». Che la
frase sia rivolta a Luigi Incarnato non è, forse, ipotesi peregrina.
Poi Brosio passa sotto esame le
affermazioni giornalistiche non condivise, premettendo la ritenuta «strana
“preoccupazione” di richiamare l'attenzione della destra sui segnali di
riavvicinamento della sinistra nicoterese». «Nell'articolo si asserisce- prosegue il nostro- inizialmente, che nell'assise pubblica, in
prima istanza, è stata stigmatizzata l'impunità, definita “perdurante”, dei
malviventi per poi andare a concludere che “l'amministrazione non ha avuto
alcun pudore a ledere l'immagine della
città con un civico consesso inneggiante alla criminalità impunita”. Qualcosa non quadra».
Ciò
che non quadrerebbe, a suo avviso, è che «della
seduta non s'è levato alcun inno alla criminalità impunita». «Sarebbe stato
semplicemente –conclude- assurdo oltre che in contrasto con lo spirito della
seduta stessa. Né penso che denunciare un fenomeno negativo torni a disdoro
della città. Sarebbe grave il contrario».
Per completezza, Brosio afferma che chi ha scritto il pezzo non ha seguito
direttamente il consiglio, ma cosa ancor più grave si sarebbe basato su quanto
riferito «da altre persone magari non immuni da interessi». Prendendo le mosse da questo ultima affermazione, o
insinuazione, che dir si voglia, è bene rimarcare che il riferimento dal quale
si è partiti è un pregevolissimo report di una collega, che è garanzia di
immunità da qualsiasi interesse di parte. Quando, poi, si tenta di operare,
magari non riuscendoci per carità, un’analisi politica della situazione
cittadina, trascurare il punto di vista della destra, sarebbe indice di
parzialità, indipendentemente dalle idee che si professano in privato. E
questo, un giornalista non lo può fare. Sulla riaffermazione, da parte del buon
Brosio, di decisioni prese negli “interna corporis” del suo partito, nulla da
dire se non che alle medesime ragioni si era dato spazio in un articolo
apposito. Ma una piccola contraddizione politica sia concesso segnalarla. Che
il segretario provinciale del PD sia ragione di tranquillità è comprensibile,
ma lo è meno che non lo sia il segretario provinciale del partito proprio,
ossia il nicoterese Gianmaria Lebrino. La questione dell’inno alla criminalità
impunita è una parte decontestualizzata di una critica più articolata
all’esecutivo cittadino, e più specificamente al sindaco Francesco Pagano, nel
quale Pino Brosio si è evidentemente immedesimato.
Francesco
Tripaldi