giovedì 11 dicembre 2014

Il consigliere Pino Brosio si è immedesimato con il sindaco Pagano ? Ecco la sua replica ad alcune riflessioni critiche mosse all'amministrazione comunale.



Nicotera. Il consigliere di opposizione Pino Brosio replica ad alcune riflessioni critiche mosse da questo giornale all’amministrazione comunale. Ed il fatto è di per se stesso una notizia. Ma andiamo con ordine. Nel pezzo oggetto di attenzione, il nostro intende operare due distinte, nonché asseritamente “doverose”, precisazioni. Innanzitutto Brosio, in ordine alla vicenda del discusso voto dei socialisti medmei a Michele Mirabello, intende affermare con forza «che nel Psi nicoterese l'aria è molto serena e la scelta di votare il candidato del Pd Michele Mirabello è stata adottata all'unanimità dal direttivo sezionale in segno di protesta contro la scelta della segreteria regionale di non presentare la lista socialista alle recenti elezioni regionali». Ma ammette, comunque, che è  «stata una decisione sofferta, perchè la storia dei socialisti nicoteresi è fatta di decenni di militanza attiva e coerente», pur rimarcando che la scelta è stata fatta «alla luce del sole, spiegando sin dall'inizio il perchè del nostro fare a tesserati, sostenitori e amici».
Inoltre, Mirabello avrebbe offerto ai socialisti nicoteresi particolari garanzie, considerato il suo status di «segretario provinciale del PD». E qui parte un criptico avvertimento: «Chi non ha voluto capire  il messaggio  ora ha cinque anni di tempo per  riflettere sul risultato elettorale e  sulle sue devastanti conseguenze». Che la frase sia rivolta a Luigi Incarnato non è, forse, ipotesi peregrina.
Poi Brosio passa sotto esame le affermazioni giornalistiche non condivise, premettendo la ritenuta «strana “preoccupazione” di richiamare l'attenzione della destra sui segnali di riavvicinamento della sinistra nicoterese». «Nell'articolo si asserisce- prosegue il nostro-  inizialmente, che nell'assise pubblica, in prima istanza, è stata stigmatizzata l'impunità, definita “perdurante”, dei malviventi per poi andare a concludere che “l'amministrazione non ha avuto alcun pudore a ledere l'immagine  della città con un civico consesso inneggiante alla criminalità impunita”.  Qualcosa non quadra».
Ciò che non quadrerebbe, a suo avviso, è che «della seduta non s'è levato alcun inno alla criminalità impunita». «Sarebbe stato semplicemente –conclude- assurdo oltre che in contrasto con lo spirito della seduta stessa. Né penso che denunciare un fenomeno negativo torni a disdoro della città. Sarebbe grave il contrario». Per completezza, Brosio afferma che chi ha scritto il pezzo non ha seguito direttamente il consiglio, ma cosa ancor più grave si sarebbe basato su quanto riferito «da altre persone magari non immuni da interessi». Prendendo le mosse da questo ultima affermazione, o insinuazione, che dir si voglia, è bene rimarcare che il riferimento dal quale si è partiti è un pregevolissimo report di una collega, che è garanzia di immunità da qualsiasi interesse di parte. Quando, poi, si tenta di operare, magari non riuscendoci per carità, un’analisi politica della situazione cittadina, trascurare il punto di vista della destra, sarebbe indice di parzialità, indipendentemente dalle idee che si professano in privato. E questo, un giornalista non lo può fare. Sulla riaffermazione, da parte del buon Brosio, di decisioni prese negli “interna corporis” del suo partito, nulla da dire se non che alle medesime ragioni si era dato spazio in un articolo apposito. Ma una piccola contraddizione politica sia concesso segnalarla. Che il segretario provinciale del PD sia ragione di tranquillità è comprensibile, ma lo è meno che non lo sia il segretario provinciale del partito proprio, ossia il nicoterese Gianmaria Lebrino. La questione dell’inno alla criminalità impunita è una parte decontestualizzata di una critica più articolata all’esecutivo cittadino, e più specificamente al sindaco Francesco Pagano, nel quale Pino Brosio si è evidentemente immedesimato.

Francesco Tripaldi

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