martedì 5 maggio 2015

Nicotera. Dramma della follia e della solitudine.



Nicotera. L’ennesima tragedia della solitudine. E’ difficile definire diversamente la vicenda tristissima che ha coinvolto il Prof. Licordari, come era da tutti conosciuto e chiamato in paese. Era, infatti, uno stimato docente di educazione fisica in pensione e un uomo di sport, dotato di umanità e vitalità straordinarie, senza alcun dubbio e senza alcun rischio di ricadere nella retorica di circostanza. La solitudine, in questo come in altri simili casi di cronaca, quasi quotidiani ormai, ha certamente giocato un ruolo importantissimo.  Ma non declinata come situazione esistenziale, nella quale più o meno ogni individuo versa nella sua vita, ma come qualcosa di estremamente più concreto e “corrosivo”. Uomo anziano, di 79 anni, vedovo con le figlie lontane da casa, conviveva con la sorella. Qualche voce si rincorre in paese su un presunto stato di disagio depressivo, causato o acuito, difficile dirlo, dal rapporto con la sorella Ines non più autosufficiente, col peso dei suoi 91 anni. Sono lontani i fasti dei decenni scorsi, durante i quali la gioielleria di famiglia era la più rinomata ed esclusiva della zona e tra le migliori dell’intero vibonese. Ora rimane solo il ricordo di un uomo straordinario, anziano ed ammalato, che la società non ha saputo sottrarre ad un destino tragico. Proprio così, perché al di là delle dinamiche familiari, per loro natura intime ed insondabili, è impensabile che un vicino o un amico, non si siano potuti accorgere di nulla. Che un disagio così grave da sfociare in un gesto estremo non abbia prodotto segnali visibili, o “invisibili”. Qualcuno riferisce che non si vedeva da mesi in paese. Quello stesso paese, nel quale, pochi mesi fa, una donna anziana è stata ritrovata in casa, deceduta da diversi giorni. In quel caso di morte naturale, ma non fu evento meno amaro e tragico, nella sua “impalpabile” inspiegabilità. Il problema è che forse questo, come tantissimi altri casi simili, non è del tutto una sorpresa. Repetita iuvant, le maglie della rete sociale che ci fa uomini e donne di una comunità si è sfaldata, e si badi bene non è un problema solo nicoterese. Egoismo e indifferenza sono ormai la cifra di un vivere svuotato e abulico. Non un segnale, un cenno, l’intervento di un’efficace azione di assistenza sociale, nulla. Tutto si disperde nel chiacchericcio post mortem, che addebita responsabilità, scava nella carne viva di un vissuto personale che si opacizza alla lente del pettegolezzo. Poi più niente. L’anagrafe invia la nota di decesso all’INPS, la magistratura archivia il fascicolo su chi non può rispondere più di nulla, perché si è fatto giudice di se stesso. E alla fine tutti assolti, in attesa di chiaccherare sul prossimo. Il Prof. Licordari era molto di più di un lenzuolo bianco steso in terra. Era un uomo onesto, appassionato di sport, di calcio in particolare. Tifoso sfegatato della Juventus, riferiscono alcuni cittadini, che più di una volta lo avevano visto a fine campionato tirare fuori la bandiera a strisce bianconere, per gioire delle gesta della sua signora. Si è tolto la vita all’indomani del 31° scudetto.
Francesco Tripaldi

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