Nicotera.
L’ennesima tragedia della solitudine. E’ difficile definire diversamente la
vicenda tristissima che ha coinvolto il Prof. Licordari, come era da tutti
conosciuto e chiamato in paese. Era, infatti, uno stimato docente di educazione
fisica in pensione e un uomo di sport, dotato di umanità e vitalità
straordinarie, senza alcun dubbio e senza alcun rischio di ricadere nella
retorica di circostanza. La solitudine, in questo come in altri simili casi di
cronaca, quasi quotidiani ormai, ha certamente giocato un ruolo
importantissimo. Ma non declinata come
situazione esistenziale, nella quale più o meno ogni individuo versa nella sua
vita, ma come qualcosa di estremamente più concreto e “corrosivo”. Uomo
anziano, di 79 anni, vedovo con le figlie lontane da casa, conviveva con la
sorella. Qualche voce si rincorre in paese su un presunto stato di disagio
depressivo, causato o acuito, difficile dirlo, dal rapporto con la sorella Ines
non più autosufficiente, col peso dei suoi 91 anni. Sono lontani i fasti dei
decenni scorsi, durante i quali la gioielleria di famiglia era la più rinomata
ed esclusiva della zona e tra le migliori dell’intero vibonese. Ora rimane solo
il ricordo di un uomo straordinario, anziano ed ammalato, che la società non ha
saputo sottrarre ad un destino tragico. Proprio così, perché al di là delle
dinamiche familiari, per loro natura intime ed insondabili, è impensabile che
un vicino o un amico, non si siano potuti accorgere di nulla. Che un disagio
così grave da sfociare in un gesto estremo non abbia prodotto segnali visibili,
o “invisibili”. Qualcuno riferisce che non si vedeva da mesi in paese. Quello
stesso paese, nel quale, pochi mesi fa, una donna anziana è stata ritrovata in
casa, deceduta da diversi giorni. In quel caso di morte naturale, ma non fu
evento meno amaro e tragico, nella sua “impalpabile” inspiegabilità. Il
problema è che forse questo, come tantissimi altri casi simili, non è del tutto
una sorpresa. Repetita iuvant, le maglie della rete sociale che ci fa uomini e
donne di una comunità si è sfaldata, e si badi bene non è un problema solo
nicoterese. Egoismo e indifferenza sono ormai la cifra di un vivere svuotato e
abulico. Non un segnale, un cenno, l’intervento di un’efficace azione di
assistenza sociale, nulla. Tutto si disperde nel chiacchericcio post mortem,
che addebita responsabilità, scava nella carne viva di un vissuto personale che
si opacizza alla lente del pettegolezzo. Poi più niente. L’anagrafe invia la nota
di decesso all’INPS, la magistratura archivia il fascicolo su chi non può
rispondere più di nulla, perché si è fatto giudice di se stesso. E alla fine
tutti assolti, in attesa di chiaccherare sul prossimo. Il Prof. Licordari era
molto di più di un lenzuolo bianco steso in terra. Era un uomo onesto,
appassionato di sport, di calcio in particolare. Tifoso sfegatato della
Juventus, riferiscono alcuni cittadini, che più di una volta lo avevano visto a
fine campionato tirare fuori la bandiera a strisce bianconere, per gioire delle
gesta della sua signora. Si è tolto la vita all’indomani del 31° scudetto.
Francesco
Tripaldi
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