Nicotera.
Ufficio
postale. Ieri lo sportello postamat non funzionava, e purtroppo non è la prima
volta. Il principale motivo alla base del disservizio è, pare, la vetustà del
macchinario. E’ stato, infatti, se non il primo sportello, sicuramente tra i
primi ad essere collocato nel vibonese. Ciò a riprova dell’importanza
dell’ufficio medmeo, che serve migliaia di utenti. Quale ulteriore testimonianza
della mole di lavoro che viene svolta basti sottolineare che il dott. Macrì, Direttore
della struttura, è stato recentemente premiato per i numeri raggiunti, con
particolare riguardo ai prodotti assicurativi. Questi ultimi, per inciso,
assieme agli altri servizi finanziari, vengono proposti all’utenza in un
ufficio consulenza posto all’esterno, nella sala d’attesa, in una sorta di
piccolo box che, come dimostrano le foto, non garantisce in alcun modo la
riservatezza delle trattative private. Quindi, carte alla mano, l’ufficio,
anche grazie alla innegabile disponibilità dei dipendenti e alle capacità
dimostrate sul campo dal citato Direttore, è riuscito a diventare un punto di
riferimento importante per i risparmiatori del territorio e per i cittadini in
generale. Ciò detto, il contrasto della qualità e della quantità dei servizi
resi con l’inadeguatezza della vecchia struttura diventa ancora più stridente.
Ritornando allo sportello Postamat, sembrerebbe che la lentezza nel risolvere i
problemi tecnici che ne inibiscono da tempo l’utilizzo dipenda dai costi
elevati di un ipotetico intervento. Gli esperti parlano di cifre potenzialmente
anche a cinque zeri, perché oltre allo schermo visibile all’esterno è
ovviamente necessaria una particolare cassaforte con un cash dispencer, ovvero un
dispensatore di banconote, ed un’avanzatissima tecnologia in grado di rendere
visibile ogni movimentazione di denaro da Roma. Ciò per ragioni di sicurezza
ovviamente. Tutto questo ha un costo elevato e la cara vecchia posta è ormai
diventata come il mitologico ircocervo, metà capra e metà cervo, una sorta di
ibrido tra un ente pubblico e una società per azioni, che per inciso si è
appena quotata in borsa. Ciò fa sì che, presumibilmente, chi di dovere stia
valutando, pallottoliere alla mano per così dire, se l’operazione conviene o
meno. E ciò spiega il perché, mutatis mutandis, non avremo un metro di ferrovia
in più nei prossimi cent’anni, così ragionando. Tornando all’ufficio postale,
la necessità di intervenire si appalesa urgentissima anche e soprattutto per
gli sportelli, troppo alti e perciò inadatti agli utenti disabili. Stessa cosa
dicasi per la sala d’attesa, il cui angusto spazio è reso ancora più
striminzito dal menzionato box che fa da ufficio di consulenza, nel quale chi
entra e chi esce è praticamente sotto gli occhi, e inevitabilmente le orecchie,
di tutti. Quindi, fare in modo, con un adeguato progetto di ristrutturazione,
che la sala sia posta all’interno dell’ufficio e non al di fuori di esso
sarebbe essenziale. Infine, continuando a vagheggiare di miti, un impiegato in
più sarebbe a dire poco necessario. A seguito, infatti, della chiusura
dell’ufficio della frazione Badia, le tre unità presenti, già insufficienti di
per sé, sono ulteriormente vessate dai cittadini, che a loro volta sono
costretti a radicare libretti e conti presso Nicotera, con perdite di tempo
enormi. Quando si accavallano, poi, i pagamenti delle pensioni la situazione
può essere definita con un solo nome: emergenza.
Francesco Tripaldi
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