Nicotera.
Il consiglio di venerdì sera, dedicato al PSC ed alla esternalizzazione della
riscossione dei tributi, ha offerto una serie di elementi che vanno
attentamente valutati. In prima istanza, con due argomenti all’ordine del
giorno di tale rilevanza, il numero dei presenti in aula non si contava sulle
dita di una mano. Parenti degli amministratori compresi. Questo, ovviamente, è
un segnale dell’attuale livello generale di disaffezione nei confronti della
politica, che nel contesto locale assume forme sempre diverse. Non esistono più
luoghi di discussione vera, nei quali i temi cruciali possano “decantare”, ma
vi è la percezione generalizzata di una sorta di imposizione delle decisioni.
Dal canto loro i partiti né possono forse, né probabilmente vogliono, invertire
la tendenza aprendosi in maniera decisa al confronto. Tant’è che le discussioni
si accendono solo in prossimità delle “conte” congressuali. Del resto in molti
casi la maggioranza dei cittadini non saprebbe nemmeno indicare dove sono le sedi
dei partiti maggiori. Ciò, in una città votata al confronto come cifra del
vivere quotidiano, alla cultura come caratterizzazione dei costumi, assume
contorni ancor più drammatici, determina l’involgarimento persino delle relazioni
sociali. In questa situazione nessuno può dirsi esente da responsabilità, pur
con gradi diversi, e conseguentemente gli avventurismi proliferano. Andando ai
nodi politici offerti dal consiglio, la prima considerazione en passant
riguarda l’assenza dell’ex assessore Cavallaro, fedelissimo del sindaco, ma che
ora sembra, in apparenza almeno, più distante da palazzo Convento. Considerando
che l’assessore Mariella Calogero, in quanto esterno, non vota in consiglio,
l’assottigliamento della maggioranza comincia a diventare ancor più sensibile a
vantaggio della componente destrorsa. Sul tema dei tributi, poi, che il
consiglio vuol dare in affidamento ad una società esterna, va sottolineato il duro
dissenso di Giuseppe Arfuso. Che pur non essendo un membro dell’opposizione, tuttavia
si è ritagliato uno spazio “critico” in seno al consesso civico. Al di là della
“numerologia”, c’è da mettere a fuoco l’aspetto, per così dire, qualitativo. Gli
assessori Polito e Melidoni, rispettivamente titolari di lavori pubblici il
primo e bilancio e tributi il secondo, non hanno relazionato su PSC ed
esternalizzazione. Non si è ben compreso, quindi, se quest’afasia sia dipesa
dalla mancanza di dimestichezza nell’ “arringare” ad una “folla” comunque
piuttosto striminzita, oppure dal non dominare adeguatamente i temi proposti. E’
da escludere che sia da leggere come una presa di distanza, in quanto il loro
voto favorevole va in direzione opposta. Nel primo caso l’ostacolo si sarebbe
potuto superare con una relazione da leggere ai presenti. Quindi prenderebbe
corpo la seconda ipotesi. In ogni caso c’è sempre tempo per smentire e recuperare,
atteso che mai come in questo caso “il tempo è denaro”. Perché gli assessori
costano. L’opposizione, dal canto suo, stavolta si è data una mossa. Almeno
rispetto al passato. Enzo Campisi è stato piuttosto duro sul PSC, lamentando la
mancanza di un confronto soddisfacente. Il sindaco ha ribattuto polemicamente
sui trascorsi amministrativi di Campisi, ricordandogli che la “sua”
amministrazione avrebbe approvato il piano regolatore in appena <<due
minuti>>. Il riferimento è alla sindacatura di Princivalle Adilardi. L’altro
oppositore, Giuseppe Brosio, sul PSC si è detto nel complesso soddisfatto, pur
accennando a possibili interventi migliorativi, non meglio precisati. Comunque,
per la cronaca, ha nel contempo esternato la volontà di non partecipare al voto
a causi di riferiti <<conflitti di interesse>>. Sui tributi si è,
invece, dissociato.
Francesco
Tripaldi
Nessun commento:
Posta un commento