giovedì 18 settembre 2014

LIMBADI. Mancato completamento dell'ex scuola media e della palestra.



Limbadi. Ex scuola media. Sita in Via Giovanni XXIII, il suo mancato completamento è stato il culmine di una vicenda amministrativa piuttosto complessa, che ha causato una serie di squilibri urbanistici assai rilevanti nel comune del vibonese. Abbiamo sentito l’ufficio tecnico per capire lo stato dell’arte. <<L’ex scuola media -informa il responsabile di area- è praticamente unita alla palestra. La prima è  stata realizzata negli anni settanta, mentre la seconda negli anni novanta. In ossequio alla leggi vigenti sono state effettuate delle prove di carotaggio, che hanno evidenziato la non conformità della struttura all’attuale normativa antisismica.>> Ciò ha indotto l’ente ad intervenire con il consolidamento della medesima. A vincere l’appalto è stata la ditta Mesiano Gregorio di Capistrano, sembra con un forte ribasso. Quest’ultima avrebbe evidenziato delle  incertezze nella realizzazione dell’opera, sino all’interruzione totale delle operazioni. Il Comune l’ha chiamata in causa, ottenendo una sentenza positiva, sostanzialmente ineseguibile a causa del suo fallimento. L’amministrazione comunale, incalzata dall’urgenza, decise di realizzare una nuova scuola all’interno dell’ex campo sportivo. Attualmente in quell’area sorge, oltre alla scuola, un anfiteatro. L’impatto estetico, oltre che la funzionalità dell’area, non è francamente dei migliori. Per capire qualcosa di più sulla vicenda amministrativa, abbiamo chiesto lumi al direttore dei lavori e progettista (consolidamento ex scuola media), Saverio Gallizzi. <<Abbiamo realizzato molti lavori nel comune, come ad esempio la nuova pavimentazione in piazza Marconi, la piazza di Motta Filocastro e diversi altri. Tutte opere completate con grande soddisfazione. Con rammarico abbiamo assistito a questa disavventura >>. Certamente influenzata dalla legislazione vigente, che consente di operare ribassi eccessivi sul prezzo base dell’opera. Il pensiero va al preziario regionale delle opere pubbliche, sul quale in diverse gare di appalto si arriva anche a raggiungere il 50 % del ribasso. La domanda è: come è possibile, sulla base di un listino che già opera una media dei lavori svolti sul territorio? Lo spirito della legge, ispirato al risparmio massimo per l’ente, in realtà lo espone a rischi gravissimi. Infatti, l’attuale crisi economica può indurre, al di là del caso esposto, un comportamento delle ditte più avventato, per puro spirito di sopravvivenza. Per completezza l’appalto all’epoca ammontava a 970 milioni di lire. Nel futuro, a detta dell’ufficio tecnico comunale, potrebbe esserci la demolizione dell’edificio, che dovrebbe lasciare spazio ad un’area verde a servizio dell’università antimafia. La palestra adiacente dovrebbe diventare un auditorium. Idee assolutamente meritevoli, ma una normativa anelastica ha contribuito a determinare un evidente assurdo urbanistico e amministrativo. Ciò perché abbiamo, al centro, due edifici sostanzialmente abbandonati,; un anfiteatro, le cui potenzialità sono fortemente compromesse dall’attuale scuola media, che sorge a pochi metri sull’ex campo sportivo; e su tutto campeggia la vicenda del nuovo campo di calcio, i cui spalti sono stati dichiarati inagibili appena dopo il collaudo. E questo sarà oggetto di un’altra inchiesta. Il fatto che il campo sportivo sorgesse proprio nella parte centrale del paese dava occasione di aggregazione. Inoltre vi era un calcetto adiacente, altrettanto importante, soprattutto per i ragazzi. Il calcetto attualmente esistente, in località Monteverde, è chiuso per mafia (proprio così!). Anche qui le norme a servizio dei cittadini privano i medesimi di servizi sociali essenziali. Chi ha voglia e tempo per riflettere ha praterie libere. Una coazione nei confronti degli enti, operate da normative anelastiche e incoerenti coi loro stessi fini, non può e non deve rappresentare una scusa per la politica. Essa non potrà eludere una scommessa vitale per la comunità, ossia quella dell’assetto urbanistico. Una sfida per i nuovi amministratori, che potrebbero provare a restituire a Limbadi parte della sua bellezza e della sua serenità.
Francesco Tripaldi

martedì 16 settembre 2014

Immobili pubblici dismessi e inutilizzati.



Limbadi. Immobili pubblici dismessi, mai completati o abbandonati. E’, purtroppo, possibile osservarne diversi a Limbadi e ognuno di essi ha una sua storia, che verrà raccontata e documentata. Il primo su cui è opportuno soffermarsi è l’ex asilo, in Via Piave, nella cosiddetta zona della “Pignara”, così denominata in gergo popolare per via di un enorme pino che dominava, imponente, il paesaggio. Albero andato distrutto da un fulmine, negli anni sessanta. L’immobile in questione, da quanto è emerso da un colloquio con  un responsabile dell’area tecnica del comune vibonese, era stato costruito nel 1908 per i terremotati. Successivamente è stato destinato alle attività scolastiche: scuola media ed asilo, a quanto pare. Attualmente è di competenza demaniale, ossia di Catanzaro, avendo l’ente limbadese abbandonato ogni velleità di utilizzarlo. Avrebbe potuto (dovuto?) acquistarlo, ma l’operazione non è stata valutata conveniente né amministrativamente opportuna, considerato che è ormai inutilizzabile. Andrebbe, in poche parole demolito. E’ stata, negli anni, vagliata anche la possibilità di realizzare una piazza in quell’area, ma nulla di fatto. Ciò che ora emerge è solo il quadro di una sorta di limbo nel quale è scivolata la zona più vecchia di Limbadi, dove sorge la splendida chiesetta della Madonna del Carmelo, il suggestivo palazzo di proprietà Scuteri, nonché una pregevole fontana, dinanzi alla quale qualcuno ha pensato bene di piazzare un “coreografico palo della luce”. La citata chiesetta ha due autentiche “chicche” al suo interno: l’altare scolpito in un tronco di ulivo dall’artista limbadese Peppe Forte e, tra le panche dei fedeli, una botola in vetro dalla quale è possibile osservare alcuni resti ossei di persone ivi sepolte. Il palazzo Scuteri, poi, è particolarmente bello perché realizzato con piccoli mattoncini rossicci, che denotano un enorme lavoro delle maestranze, il particolare pregio del materiale usato, nonché la sensibilità estetica di chi l’ha progettato. Attualmente è in stato di totale abbandono, preda di rovi e dell’usura del tempo. A completare la descrizione della zona si rifletta sul fatto che era tutta lastricata di pietra granitica venata di rosa. Addirittura agli angoli delle case vi era il cosiddetto “paracarro”, ossia una pietra ad angolo che aveva la funzione di proteggere le case e gli stessi carri da eventuali colpi delle ruote. Erano congegnati in modo tale, raccontano gli anziani, che i carri si rimettevano in marcia senza subire alcun danno. La pavimentazione, purtroppo, è stata interamente coperta da bitume, per ragioni insondabili, attualmente, ma con l’impatto estetico immaginabile. Assieme al corso, questa è la parte più bella e vecchia di Limbadi, paese dalla storia relativamente recente, perciò in teoria immeritevole di attingere a fondi dedicati alle ristrutturazioni. Come se l’estetica fosse ad esclusivo appannaggio dei borghi più antichi, nei quali i fondi, cospicui, vengono utilizzati spesso in maniera piuttosto “creativa”. Vedi Nicotera. Comunque sia, ad aggiungere danni ai danni è venuto l’invocato progresso con la metanizzazione, durante la quale, è emerso dal colloquio con i tecnici dell’ente, inevitabilmente parte di quella pavimentazione è andata distrutta, e recuperarla sarebbe impresa difficile e costosa. Sarebbe interessante capire cosa ne pensa la Sovrintendenza e ancor di più la politica. Comunque sia, un interrogativo incombe sull’intera vicenda: perché?
Francesco Tripaldi

mercoledì 10 settembre 2014

Il comune di Nicotera perde lauti fondi per la scuola: l'amministrazione Pagano non ha presentato la domanda.



Nicotera. Scuola: l’ennesima occasione perduta. Il riferimento è all’opportunità, concessa dal famoso “Decreto del fare” alle amministrazioni comunali, di attingere a delle risorse destinate ad innalzare il livello di sicurezza negli edifici scolastici. A rendere edotti sindaco ed uffici comunali dell’occasione era stata la stessa dirigente scolastica Violetta Pasqua, con una missiva recante il numero di protocollo 3977/E-24 del 9 settembre 2013, avente ad oggetto l’esplicita richiesta della messa in sicurezza  della scuola secondaria di primo grado di Nicotera. Alla citata comunicazione ne era seguita un’altra, prot. 5242/E-24 in data 08/11/2013, con ulteriori specifiche ed un’evidente, quanto elegante, richiesta di rassicurazioni in merito all’intervento del comune. Ebbene, nulla di fatto. Fabrizia ha ottenuto 124.520,00 euro; Mileto 300.000,00; Ionadi 200.000,00; Sorianello 165.000,00; Francavilla Angitola 99.000,00; Rombiolo 200.000,00; Filandari 178.000,00; Soriano Calabro 250.000,00; Filogaso 150,000;00; Brognaturo 150.000,00; Gioia Tauro 163.952,00; Pizzoni 150.000,00; Capistrano 185.000,00;  San Nicola da Crissa 150.000,00; Spilinga 150,000,00; Joppolo 150.000,00 . Solo per citare alcuni dei comuni che hanno beneficiato dei finanziamenti destinati dal decreto del governo. Nel caso dell’ultimo comune menzionato, quello vicinissimo di Joppolo, il primo cittadino pro tempore Giuseppe Dato ha saputo approfittare dell’occasione. E se a Joppolo sono andati 150.000,00, ipotizzare il doppio per Nicotera non è fuori luogo. Perché, allora, questo immobilismo? Il dirigente scolastico, raggiunto per avere particolari sulla vicenda, ha affermato che non risulta agli atti alcuna risposta alle sollecitazioni, già emarginate, che ha provveduto ad inviare all’ente. Comunque è di pochissimi giorni fa un’entusiastica dichiarazione dell’assessore Federico Polito in ordine ad alcuni lavori effettuati sugli edifici scolastici. Dai documenti, però, risulta ottenuta la sola somma di € 7.943,73, per l’iniziativa “Decoro nelle scuole”. Eppure il sindaco non perde occasione per rammentare quanto siano logore le tasche dell’ente, depauperate dal caso Sogefil. Circostanza assolutamente vera, ma evidentemente l’enorme preoccupazione per il destino della comunità ha finito per accecare la squadra di Pagano, che non si è avveduta di così tanto denaro a disposizione per gli edifici scolastici. Atteso che in questo caso è coinvolta letteralmente la pelle dei bambini, qualcuno dovrà trarre le sue conclusioni. E non è tanto per dire.
Francesco Tripaldi

lunedì 8 settembre 2014

Bilancio dell'estate appena trascorsa: mare pulito ma assenza di cultura e intrattenimento.



Nicotera. L’estate sta finendo…E’, oltre alla situazione di questo scorcio di inizio settembre, notoriamente anche il titolo di una famosa canzone che allude all’anno che se ne va. Ma forse, per rimanere in tema  musicale, più che gli scanzonati Righeira fa al caso nostro la PFM, con Impressioni di Settembre: <<Quante gocce di rugiada/ intorno a me/cerco il sole ma non c’è>>. L’indeterminatezza di settembre, con il suo sole meno deciso, l’allegria collettiva che abbandona le spiagge e cessa di tormentare le ugole dei cantanti, lascia spazio alla solitudine e al pensiero. L’estate appena conclusa ha consegnato delle luci autenticamente abbaglianti, come quella del mare, che dopo oltre vent’anni ha deciso “di ridarsi” a quanti lo hanno amato. L’acqua limpida ha restituito al contesto medmeo volti distesi e appagati da mattinate infinite, come non se ne raccontavano quasi più, con la canicola stemperata dai bagni e dalle strade nitide, incorniciate da piante di fichi d’india pungenti quanto variopinte. Se questa meraviglia dovesse ripetersi negli anni a venire, è certo che le estati nicoteresi torneranno a diventare oggetto di narrazioni. Il punto, però, è il se. L’altra questione è che il mare da solo ovviamente non basta. Ci vorrebbe una seria programmazione di eventi, capaci di intrecciare la storia locale, le risorse culturali, con l’appetibilità turistica. Ad esempio rappresentazioni storiche di momenti significativi, come le aggressioni saracene, per fare una citazione tra le tante possibili. Accanto a simili iniziative si potrebbe, e si dovrebbe, dare un respiro maggiore alla biblioteca comunale, attualmente al di fuori del Sistema bibliotecario, tramite la pubblicazione delle opere di Raffaele Corso, insigne etnologo. Opere che giacciono in un armadietto all’entrata della struttura. Oltre a questo non si comprende bene in quale stato sia il Castello Ruffo, che sebbene proprietà privata, potrebbe giocare un ruolo determinante nell’immaginario di quanti conoscono Nicotera. I musei, d’altro canto, versano in una situazione autenticamente disastrosa. L’entusiastica riapertura estiva di una mostra all’interno di palazzo Convento, nelle intenzioni di Sovrintendenza ed Amministrazione una sorta di Museo Archeologico in nuce, si è risolta per ora in una bolla di sapone. Richiuso subito per mancanza di custodi, pare. E che tra le due istituzioni, Comune e Sovrintendenza, i rapporti non siano idilliaci, lo testimonia la vicenda della cosiddetta “barcaccia”, demolita in tutta fretta dopo le esternazioni al vetriolo di Silvana Iannelli. A tutto ciò si aggiunga la festa civile, deprivata dello spettacolo pirotecnico come di serate “pesanti” dal punto di vista turistico. La risorsa della Dieta Mediterranea non è stata poi affiancata da iniziative enogastronomiche di rilievo, ma le responsabilità in questo caso non possono ascriversi solo all’amministrazione, per quanto abbia un potere di impulso non indifferente. Su tutto campeggia il fantasma dell’improvvisazione, figlia di un tessuto sociale, prima che politico, familistico e autoreferenziale. La vicina Limbadi, eccettuata la festa del santo patrono, non ha espresso molto di più. All’interno della medesima, la Sagra del Contadino potrebbe rappresentare una vetrina da sfruttare diversamente negli a venire. Quest’anno è stata invero un po’ mortificata, così come l’offerta culturale e di luoghi di aggregazione. Una biblioteca chiusa, l’unica, non è un bel segnale. L’ottica dovrebbe essere quella di un’offerta turistica integrata tra Limbadi, Nicotera e Joppolo, con politiche comuni. Ma imparare a guardare al di là del campanile è una cosa tutt’altro che semplice.
Francesco Tripaldi

giovedì 4 settembre 2014

Don Cosma Raso, nuovo parroco di Badia.



Nicotera. Sono circa le diciotto di sabato quando la piazzuola davanti alla chiesetta di Badia, frazione di Nicotera, è invasa dalle avemarie del rosario, che  i fedeli recitano in attesa che arrivi il Vescovo. Mons. Luigi Renzo è in procinto di arrivare per officiare il rito della nomina del nuovo parroco della comunità, dopo il discusso trasferimento di Don Bernardino. Si era diffusa, infatti, una voce insistente e velenosa, smentita dall’interessato, di un dissidio con Don Francesco, parroco di Nicotera, in ordine alla gestione dell’oratorio Don Staropoli. Comunque stiano le cose il  Vescovo è giunto con una puntualità ragguardevole, accompagnato da alcuni sacerdoti e dal suo cancelliere, presente per dare lo stigma dell’ufficialità alle solenni dichiarazioni del nuovo sacerdote Don Cosma Raso, proveniente dalla parrocchia di Dasà. Nella quale ha preso il suo posto, come detto, Don Bernardino, alla destra del Vescovo durante tutta la celebrazione. L’arrivo dell’alto prelato è stato annunciato dalla raccomandazione di sgomberare il passaggio da sedie e passeggini. E’ giunto in chiesa, con paramenti di colore verde orlati da striature dorate, accompagnato da due sacerdoti. Il piccolo corteo è stato immediatamente seguito da chierichetti vestiti con le classiche tuniche bianche e rosse, e da un diacono, che portavano una croce di legno semplice e austera. Il caldo e l’umidità eccitavano il vociare dei bimbi combinato al chiacchiericcio degli adulti, visto di sottecchi da qualche suora abituata a ben altri sacrifici spirituali. Tant’è, la cerimonia ha inizio con letture del profeta Geremia e del Vangelo, là dove Cristo rimprovera aspramente Pietro, diffidente dinanzi all’annuncio della resurrezione. Questo, successivamente, il motivo dominante della predicazione del Vescovo, il quale precede la disquisizione teologica con l’annuncio della <<scommessa della nomina di un nuovo parroco per la parrocchia di San Nicola, della frazione Badia, e di Preitoni, in sostituzione del compianto Don Mario Miserino, che ci guarda dal cielo.>> Perché Don Cosma Raso andrà ad occupare anche lo scranno che fu di Miserino, morto tragicamente in un incidente mentre lavorava con le sue mani alla chiesa di Preitoni. Cosa alla quale era avvezzo e che lo riempiva di orgoglio, affermano i fedeli. Mentre ha luogo il rito dell’aspersione della comunità con l’acqua Santa e la distribuzione dell’incenso, l’impressione generale è quella di qualcosa di affrettato, veloce. Di una comunità abbandonata all’improvviso. E’ possibile che il giovane  Don Bernardino abbia varcato la sua linea d’ombra troppo velocemente, anche se è palpabile un sorriso ed una espressione sollevata sul suo volto. Prima dell’omelia di Don Cosma, arriva il momento della nomina solenne, con il cancelliere in abito nero che guadagna il pulpito dove convoca con piglio notarile il nuovo parroco per il giuramento e la firma. Il Credo si trasforma in un formula giuridica, la legge di Dio e quella degli uomini si combinano e forse non a caso Mons. Renzo ha steso su tutto l’ombra di Pietro, nella sua predicazione. L’omelia di Don Cosma è centrata sulla nuova funzione che assumerà, di custode delle due comunità a lui affidate, Preitoni e Badia, anzi <<di Angelo custode>>, con affermazione suggestiva. I suoi occhi sono sorridenti ma sfuggenti, il temperamento dialogante. A Badia, come chiesto al Vescovo, potrà stare vicino all’anziana madre residente a Calimera. Questa vicenda rumorosa quindi ha una fine festosa, con un rinfresco a base di dolci al quale prendono parte le comunità di Badia, Preitoni e Dasà, a testimoniare l’unità dei fedeli. Qualcuno nota, però, come dell’Oratorio Don Staropoli non ci sia nessuno, quando Don Francesco arriva, alla fine della celebrazione, per salutare il vescovo.
Francesco Tripaldi