Nicotera. L’estate sta
finendo…E’, oltre alla situazione di questo scorcio di inizio settembre, notoriamente
anche il titolo di una famosa canzone che allude all’anno che se ne va. Ma
forse, per rimanere in tema musicale, più
che gli scanzonati Righeira fa al caso nostro la PFM, con Impressioni di
Settembre: <<Quante gocce di rugiada/ intorno a me/cerco il sole ma non
c’è>>. L’indeterminatezza di settembre, con il suo sole meno deciso,
l’allegria collettiva che abbandona le spiagge e cessa di tormentare le ugole
dei cantanti, lascia spazio alla solitudine e al pensiero. L’estate appena
conclusa ha consegnato delle luci autenticamente abbaglianti, come quella del
mare, che dopo oltre vent’anni ha deciso “di ridarsi” a quanti lo hanno amato. L’acqua
limpida ha restituito al contesto medmeo volti distesi e appagati da mattinate
infinite, come non se ne raccontavano quasi più, con la canicola stemperata dai
bagni e dalle strade nitide, incorniciate da piante di fichi d’india pungenti
quanto variopinte. Se questa meraviglia dovesse ripetersi negli anni a venire,
è certo che le estati nicoteresi torneranno a diventare oggetto di narrazioni. Il
punto, però, è il se. L’altra questione è che il mare da solo ovviamente non
basta. Ci vorrebbe una seria programmazione di eventi, capaci di intrecciare la
storia locale, le risorse culturali, con l’appetibilità turistica. Ad esempio
rappresentazioni storiche di momenti significativi, come le aggressioni
saracene, per fare una citazione tra le tante possibili. Accanto a simili
iniziative si potrebbe, e si dovrebbe, dare un respiro maggiore alla biblioteca
comunale, attualmente al di fuori del Sistema bibliotecario, tramite la
pubblicazione delle opere di Raffaele Corso, insigne etnologo. Opere che
giacciono in un armadietto all’entrata della struttura. Oltre a questo non si
comprende bene in quale stato sia il Castello Ruffo, che sebbene proprietà
privata, potrebbe giocare un ruolo determinante nell’immaginario di quanti
conoscono Nicotera. I musei, d’altro canto, versano in una situazione
autenticamente disastrosa. L’entusiastica riapertura estiva di una mostra
all’interno di palazzo Convento, nelle intenzioni di Sovrintendenza ed
Amministrazione una sorta di Museo Archeologico in nuce, si è risolta per ora
in una bolla di sapone. Richiuso subito per mancanza di custodi, pare. E che
tra le due istituzioni, Comune e Sovrintendenza, i rapporti non siano idilliaci,
lo testimonia la vicenda della cosiddetta “barcaccia”, demolita in tutta fretta
dopo le esternazioni al vetriolo di Silvana Iannelli. A tutto ciò si aggiunga
la festa civile, deprivata dello spettacolo pirotecnico come di serate
“pesanti” dal punto di vista turistico. La risorsa della Dieta Mediterranea non
è stata poi affiancata da iniziative enogastronomiche di rilievo, ma le
responsabilità in questo caso non possono ascriversi solo all’amministrazione,
per quanto abbia un potere di impulso non indifferente. Su tutto campeggia il
fantasma dell’improvvisazione, figlia di un tessuto sociale, prima che
politico, familistico e autoreferenziale. La vicina Limbadi, eccettuata la
festa del santo patrono, non ha espresso molto di più. All’interno della
medesima, la Sagra del Contadino potrebbe rappresentare una vetrina da sfruttare
diversamente negli a venire. Quest’anno è stata invero un po’ mortificata, così
come l’offerta culturale e di luoghi di aggregazione. Una biblioteca chiusa,
l’unica, non è un bel segnale. L’ottica dovrebbe essere quella di un’offerta
turistica integrata tra Limbadi, Nicotera e Joppolo, con politiche comuni. Ma
imparare a guardare al di là del campanile è una cosa tutt’altro che semplice.
Francesco Tripaldi
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