Limbadi. Immobili
pubblici dismessi, mai completati o abbandonati. E’, purtroppo, possibile
osservarne diversi a Limbadi e ognuno di essi ha una sua storia, che verrà
raccontata e documentata. Il primo su cui è opportuno soffermarsi è l’ex asilo,
in Via Piave, nella cosiddetta zona della “Pignara”, così denominata in gergo
popolare per via di un enorme pino che dominava, imponente, il paesaggio.
Albero andato distrutto da un fulmine, negli anni sessanta. L’immobile in
questione, da quanto è emerso da un colloquio con un responsabile dell’area tecnica del comune
vibonese, era stato costruito nel 1908 per i terremotati. Successivamente è
stato destinato alle attività scolastiche: scuola media ed asilo, a quanto
pare. Attualmente è di competenza demaniale, ossia di Catanzaro, avendo l’ente
limbadese abbandonato ogni velleità di utilizzarlo. Avrebbe potuto (dovuto?)
acquistarlo, ma l’operazione non è stata valutata conveniente né
amministrativamente opportuna, considerato che è ormai inutilizzabile.
Andrebbe, in poche parole demolito. E’ stata, negli anni, vagliata anche la
possibilità di realizzare una piazza in quell’area, ma nulla di fatto. Ciò che
ora emerge è solo il quadro di una sorta di limbo nel quale è scivolata la zona
più vecchia di Limbadi, dove sorge la splendida chiesetta della Madonna del
Carmelo, il suggestivo palazzo di proprietà Scuteri, nonché una pregevole
fontana, dinanzi alla quale qualcuno ha pensato bene di piazzare un “coreografico
palo della luce”. La citata chiesetta ha due autentiche “chicche” al suo
interno: l’altare scolpito in un tronco di ulivo dall’artista limbadese Peppe
Forte e, tra le panche dei fedeli, una botola in vetro dalla quale è possibile
osservare alcuni resti ossei di persone ivi sepolte. Il palazzo Scuteri, poi, è
particolarmente bello perché realizzato con piccoli mattoncini rossicci, che
denotano un enorme lavoro delle maestranze, il particolare pregio del materiale
usato, nonché la sensibilità estetica di chi l’ha progettato. Attualmente è in
stato di totale abbandono, preda di rovi e dell’usura del tempo. A completare
la descrizione della zona si rifletta sul fatto che era tutta lastricata di
pietra granitica venata di rosa. Addirittura agli angoli delle case vi era il
cosiddetto “paracarro”, ossia una pietra ad angolo che aveva la funzione di
proteggere le case e gli stessi carri da eventuali colpi delle ruote. Erano
congegnati in modo tale, raccontano gli anziani, che i carri si rimettevano in
marcia senza subire alcun danno. La pavimentazione, purtroppo, è stata
interamente coperta da bitume, per ragioni insondabili, attualmente, ma con
l’impatto estetico immaginabile. Assieme al corso, questa è la parte più bella
e vecchia di Limbadi, paese dalla storia relativamente recente, perciò in
teoria immeritevole di attingere a fondi dedicati alle ristrutturazioni. Come
se l’estetica fosse ad esclusivo appannaggio dei borghi più antichi, nei quali
i fondi, cospicui, vengono utilizzati spesso in maniera piuttosto “creativa”.
Vedi Nicotera. Comunque sia, ad aggiungere danni ai danni è venuto l’invocato
progresso con la metanizzazione, durante la quale, è emerso dal colloquio con i
tecnici dell’ente, inevitabilmente parte di quella pavimentazione è andata
distrutta, e recuperarla sarebbe impresa difficile e costosa. Sarebbe
interessante capire cosa ne pensa la Sovrintendenza e ancor di più la politica.
Comunque sia, un interrogativo incombe sull’intera vicenda: perché?
Francesco Tripaldi
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