martedì 16 settembre 2014

Immobili pubblici dismessi e inutilizzati.



Limbadi. Immobili pubblici dismessi, mai completati o abbandonati. E’, purtroppo, possibile osservarne diversi a Limbadi e ognuno di essi ha una sua storia, che verrà raccontata e documentata. Il primo su cui è opportuno soffermarsi è l’ex asilo, in Via Piave, nella cosiddetta zona della “Pignara”, così denominata in gergo popolare per via di un enorme pino che dominava, imponente, il paesaggio. Albero andato distrutto da un fulmine, negli anni sessanta. L’immobile in questione, da quanto è emerso da un colloquio con  un responsabile dell’area tecnica del comune vibonese, era stato costruito nel 1908 per i terremotati. Successivamente è stato destinato alle attività scolastiche: scuola media ed asilo, a quanto pare. Attualmente è di competenza demaniale, ossia di Catanzaro, avendo l’ente limbadese abbandonato ogni velleità di utilizzarlo. Avrebbe potuto (dovuto?) acquistarlo, ma l’operazione non è stata valutata conveniente né amministrativamente opportuna, considerato che è ormai inutilizzabile. Andrebbe, in poche parole demolito. E’ stata, negli anni, vagliata anche la possibilità di realizzare una piazza in quell’area, ma nulla di fatto. Ciò che ora emerge è solo il quadro di una sorta di limbo nel quale è scivolata la zona più vecchia di Limbadi, dove sorge la splendida chiesetta della Madonna del Carmelo, il suggestivo palazzo di proprietà Scuteri, nonché una pregevole fontana, dinanzi alla quale qualcuno ha pensato bene di piazzare un “coreografico palo della luce”. La citata chiesetta ha due autentiche “chicche” al suo interno: l’altare scolpito in un tronco di ulivo dall’artista limbadese Peppe Forte e, tra le panche dei fedeli, una botola in vetro dalla quale è possibile osservare alcuni resti ossei di persone ivi sepolte. Il palazzo Scuteri, poi, è particolarmente bello perché realizzato con piccoli mattoncini rossicci, che denotano un enorme lavoro delle maestranze, il particolare pregio del materiale usato, nonché la sensibilità estetica di chi l’ha progettato. Attualmente è in stato di totale abbandono, preda di rovi e dell’usura del tempo. A completare la descrizione della zona si rifletta sul fatto che era tutta lastricata di pietra granitica venata di rosa. Addirittura agli angoli delle case vi era il cosiddetto “paracarro”, ossia una pietra ad angolo che aveva la funzione di proteggere le case e gli stessi carri da eventuali colpi delle ruote. Erano congegnati in modo tale, raccontano gli anziani, che i carri si rimettevano in marcia senza subire alcun danno. La pavimentazione, purtroppo, è stata interamente coperta da bitume, per ragioni insondabili, attualmente, ma con l’impatto estetico immaginabile. Assieme al corso, questa è la parte più bella e vecchia di Limbadi, paese dalla storia relativamente recente, perciò in teoria immeritevole di attingere a fondi dedicati alle ristrutturazioni. Come se l’estetica fosse ad esclusivo appannaggio dei borghi più antichi, nei quali i fondi, cospicui, vengono utilizzati spesso in maniera piuttosto “creativa”. Vedi Nicotera. Comunque sia, ad aggiungere danni ai danni è venuto l’invocato progresso con la metanizzazione, durante la quale, è emerso dal colloquio con i tecnici dell’ente, inevitabilmente parte di quella pavimentazione è andata distrutta, e recuperarla sarebbe impresa difficile e costosa. Sarebbe interessante capire cosa ne pensa la Sovrintendenza e ancor di più la politica. Comunque sia, un interrogativo incombe sull’intera vicenda: perché?
Francesco Tripaldi

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