giovedì 26 novembre 2015

Limbadi. Chiuso lo storico bar Marconi. Per motivi di ordine pubblico.



Limbadi. Dopo 45 anni di attività il Bar in piazza Marconi chiude i battenti. Pare che i proprietari abbiano subito la revoca della licenza per motivi di ordine pubblico. Invero l’istruttoria, la cui competenza è della polizia municipale su impulso della prefettura, era già stata avviata da qualche tempo, ma ha evidentemente dato esito negativo. La norma, che consente il provvedimento draconiano, è il famigerato articolo 100 del TULPS, il testo unico delle leggi di polizia. La norma, infatti, nel caso in cui un locale sia frequentato da persone ritenute pericolose o costituisca un pericolo per l’ordine pubblico, consente la sospensione della licenza. In caso di reiterazione del fatto addirittura la revoca. Dal punto di vista squisitamente giuridico la norma suscita tra i giuristi da sempre grande perplessità, perché semplicemente non presuppone la colpa o il dolo dei titolari. Di talchè difendersi davanti al tribunale amministrativo è cosa praticamente impossibile, se non per carenza, contraddittorietà o lacunosità delle informative delle forze di polizia, poste a fondamento del provvedimento impugnati. Informative che allo stato sono inconoscibili. Lo saranno, al netto degli omissis di rito, dinanzi all’autorità giudiziaria, posto che i titolari pare si siano rivolti ad un prestigioso studio legale affinchè dia loro tutela. D’altronde, dopo decenni di onesto lavoro trovarsi una simile tegola tra capo e collo non dev’essere facile. Con la paura e l’incertezza per sè e per i propri familiari. Particolarmente grande è lo sconcerto dell’opinione pubblica, va segnalato, per la vicenda in sé e per la stima di cui i proprietari godono da sempre. Sentimento ancora più amplificato perché da stamattina la splendida piazza Marconi rimarrà senza il punto di ritrovo domenicale preferito dai limbadesi. Qui si parlava di sport, di politica, di musica, si giocava a carte. I tavolini dell’elegante bar sono stati il parterre dei comizi elettorali, dei tradizionali concerti in piazza, nonché luogo di ristoro dopo le processioni dedicate a San Pantaleone. Se ne va un pezzo di storia limbadese,  spazzato via dall’art. 100 TULPS.
Francesco Tripaldi

Nicotera. Consiglio comunale del 20 novembre. L'analisi.



Nicotera. Il consiglio di venerdì sera, dedicato al PSC ed alla esternalizzazione della riscossione dei tributi, ha offerto una serie di elementi che vanno attentamente valutati. In prima istanza, con due argomenti all’ordine del giorno di tale rilevanza, il numero dei presenti in aula non si contava sulle dita di una mano. Parenti degli amministratori compresi. Questo, ovviamente, è un segnale dell’attuale livello generale di disaffezione nei confronti della politica, che nel contesto locale assume forme sempre diverse. Non esistono più luoghi di discussione vera, nei quali i temi cruciali possano “decantare”, ma vi è la percezione generalizzata di una sorta di imposizione delle decisioni. Dal canto loro i partiti né possono forse, né probabilmente vogliono, invertire la tendenza aprendosi in maniera decisa al confronto. Tant’è che le discussioni si accendono solo in prossimità delle “conte” congressuali. Del resto in molti casi la maggioranza dei cittadini non saprebbe nemmeno indicare dove sono le sedi dei partiti maggiori. Ciò, in una città votata al confronto come cifra del vivere quotidiano, alla cultura come caratterizzazione dei costumi, assume contorni ancor più drammatici, determina l’involgarimento persino delle relazioni sociali. In questa situazione nessuno può dirsi esente da responsabilità, pur con gradi diversi, e conseguentemente gli avventurismi proliferano. Andando ai nodi politici offerti dal consiglio, la prima considerazione en passant riguarda l’assenza dell’ex assessore Cavallaro, fedelissimo del sindaco, ma che ora sembra, in apparenza almeno, più distante da palazzo Convento. Considerando che l’assessore Mariella Calogero, in quanto esterno, non vota in consiglio, l’assottigliamento della maggioranza comincia a diventare ancor più sensibile a vantaggio della componente destrorsa. Sul tema dei tributi, poi, che il consiglio vuol dare in affidamento ad una società esterna, va sottolineato il duro dissenso di Giuseppe Arfuso. Che pur non essendo un membro dell’opposizione, tuttavia si è ritagliato uno spazio “critico” in seno al consesso civico. Al di là della “numerologia”, c’è da mettere a fuoco l’aspetto, per così dire, qualitativo. Gli assessori Polito e Melidoni, rispettivamente titolari di lavori pubblici il primo e bilancio e tributi il secondo, non hanno relazionato su PSC ed esternalizzazione. Non si è ben compreso, quindi, se quest’afasia sia dipesa dalla mancanza di dimestichezza nell’ “arringare” ad una “folla” comunque piuttosto striminzita, oppure dal non dominare adeguatamente i temi proposti. E’ da escludere che sia da leggere come una presa di distanza, in quanto il loro voto favorevole va in direzione opposta. Nel primo caso l’ostacolo si sarebbe potuto superare con una relazione da leggere ai presenti. Quindi prenderebbe corpo la seconda ipotesi. In ogni caso c’è sempre tempo per smentire e recuperare, atteso che mai come in questo caso “il tempo è denaro”. Perché gli assessori costano. L’opposizione, dal canto suo, stavolta si è data una mossa. Almeno rispetto al passato. Enzo Campisi è stato piuttosto duro sul PSC, lamentando la mancanza di un confronto soddisfacente. Il sindaco ha ribattuto polemicamente sui trascorsi amministrativi di Campisi, ricordandogli che la “sua” amministrazione avrebbe approvato il piano regolatore in appena <<due minuti>>. Il riferimento è alla sindacatura di Princivalle Adilardi. L’altro oppositore, Giuseppe Brosio, sul PSC si è detto nel complesso soddisfatto, pur accennando a possibili interventi migliorativi, non meglio precisati. Comunque, per la cronaca, ha nel contempo esternato la volontà di non partecipare al voto a causi di riferiti <<conflitti di interesse>>. Sui tributi si è, invece, dissociato.
Francesco Tripaldi

Nicotera. Consiglio comunale del 20 novembre.



Nicotera. Un consiglio comunale, quello di ieri sera, che pur con un ordine del giorno estremamente “importante, è stato officiato in un’aula semideserta. Il consigliere di opposizione Brosio, dai banchi dell’opposizione, ha chiesto subito la parola al fine di aprire una parentesi. <<Vorrei esprimere la mia solidarietà alla Francia. L’integralismo islamico –ha affermato- è un problema che può riguardare tutti. Chiedo pertanto che venga qui osservato un minuto di silenzio.>> Il Sindaco ha aderito all’appello. <<Concordo con la proposta del consigliere –ha concluso dopo un sostanzioso preambolo il primo cittadino- e chiedo che la solidarietà del consiglio venga estesa alle vittime di tutte le guerre.>>  I lavori si sono a questo punto interrotti per il ricordo alle vittime di Parigi. Subito dopo la parola è andata al sindaco, che si è intrattenuto sul furto perpetrato ai danni dell’immobile sequestrato alla criminalità organizzata, denominato Elefante Rosso. <<Ancora una volta –ha affermato il primo cittadino- ci troviamo davanti ad un gravissimo fatto di cronaca. Questo nostro territorio non riesce a debellare, purtroppo, a scrollarsi di dosso una sciagura, una sorta di maledizione..>>Il sindaco, poi, sollecitato dall’opposizione, ha dato rassicurazioni sul prosieguo dei lavori nella struttura sequestrata. E’ venuto, quindi, il momento del PSC. <<La vicenda del PSC –ha esordito Pagano- sta venendo alla sua conclusione. Colgo l’occasione per esprimere la mia soddisfazione, poiché stiamo consegnando alla comunità uno strumento di fondamentale importanza. Auspico che tutto il consiglio possa ritrovarsi unito nell’adottare questo strumento, peraltro non più procrastinabile. Comunque chi ritiene di essere stato danneggiato da questo PSC può ancora offrire le sue valutazioni agli uffici preposti.>> Il consigliere di opposizione Campisi ha lamentato l’assenza, ritenuta grave, del tecnico progettista, l’Ingegnere Parisi. Il consigliere Brosio, quindi, ha annunciato di voler uscire dall’aula al momento del voto, escludendo esplicitamente una bocciatura politica. Espressamente <<per evitare possibili conflitti di interesse>>. Lo ha seguito a ruota Campisi, ma con intento polemico. Sull’affidamento della riscossione dei tributi il primo cittadino ha ribadito la necessità di esternalizzare il servizio, incontrando però il duro no del “suo” consigliere Giuseppe Arfuso. <<Non sarebbe nel mio stile –ha tuonato Arfuso- affidare ad altri quanto noi come ente siamo perfettamente in grado di fare.>>
Francesco Tripaldi

LImbadi. Sottratta targa antimafia dalla porta del Comune.



Limbadi. <<Qui la ‘ndrangheta non entra>>. Questo il testo, dal vago sapore dantesco, di una targa che dal 2010, per volere di un’apposita commissione regionale, accoglie i cittadini in tutti i comuni calabresi. Ieri, quella affissa al portone d’ingresso del comune di Limbadi  è stata sottratta da ignoti e ritrovata dopo poco dai vigili urbani, che hanno provveduto a rimetterla al suo posto con l’aiuto del sindaco Giuseppe Morello. <<Non ci sono parole per descrivere questa canagliata –afferma il primo cittadino, che abbiamo raggiunto telefonicamente nel pomeriggio di ieri- compiuta da individui che feriscono una comunità alla quale un po’ i media, un po’ i fatti, attribuiscono un triste marchio.>> Un fatto che altrove sarebbe passato inosservato, infatti, inevitabilmente assume una particolare valenza simbolica nel comune del vibonese, che le cronache giudiziarie indicano quale sede del clan Mancuso. <<Una vigliaccata, un insano gesto –prosegue Morello- che comunque non ostacola in alcun il percorso che abbiamo intrapreso, finalizzato a risollevare questa comunità>>. Che, per inciso, ha molti elementi positivi ai quali ancorare il proprio desiderio di riscatto. Ricca, infatti, di attività produttive sane e con una tradizione consolidata alle spalle, si pone quale punto di riferimento economico dell’intero comprensorio. Tra oleifici, pastifici, distillerie, pollai industriali, gommisti attrezzati, è addirittura difficile enumerare le attività del comune, i cui abitanti, in larghissima maggioranza persone laboriose e perbene, anche in periodo di crisi difficilmente ciondolano per le strade senza far nulla. Purtroppo, inevitabilmente, notizie simili alimentano il mito del luogo infrequentabile di frontiera. E’ interessante, in queste occasioni, notare come la maggioranza dei limbadesi combattano contro strade dissestate, tribunali che danno risposte alla domanda di giustizia civile come penale in tempi biblici. Le attività del luogo più importanti devono lottare anche per una connessione ad internet o per una fornitura di merce da un tir. Chi fa antimafia vera si dovrebbe occupare quotidianamente anche e soprattutto di questo, e non solo di manifesti che svolazzano.
Francesco Tripaldi

Rogo di auto parcheggiate nel quartiere Palmintieri.





Nicotera. Nicotera brucia ancora. Nella notte di ieri, proprio di fronte alla Chiesa di San Giuseppe, sono state distrutte da un incendio due vetture, una Fiat Doblo ed una Renault Clio, ed una terza, una Fiat Punto, è stata lambita dalle fiamme. Sembra sia stata salvata dalla prontezza del proprietario che, richiamato dal boato dell’esplosione di una delle macchine, è accorso e con mezzi di fortuna ed è riuscito a sedare il fuoco, in attesa dell’arrivo dei Vigili da Vibo Valentia. Questi ultimi, unitamente ai Carabinieri prontamente accorsi sul luogo dei fatti, pare abbiano trovato una scena da film. Fiamme altissime e il concreto pericolo per cose e persone da gestire in tempi brevi, atteso che il fuoco diventa particolarmente pericoloso soprattutto per le utenze del gas vicine. Ciò detto, nelle prime ore della mattinata di ieri, quando siamo arrivati sul posto, il calore delle macchine incendiate a pochi metri dalla porta della Chiesa era ancora particolarmente intenso, così come lo era il puzzo di gomma bruciata. Delle auto è rimasta solo la carrozzeria, e neanche per intero, come testimoniano le foto. Ai Carabinieri della Stazione di Nicotera, al Comando del Luogotenente Raffaele Castelli, il compito di appurare la natura dell’evento. Se sia stato, cioè, di natura dolosa o fortuita. L’unico segno esteriore ben visibile è una scia nerastra che conduce sino all’ingresso della chiesa menzionata, che potrebbe comunque essere anche frutto della combustione e dell’esplosione. Le risultanze investigative ci diranno di più nelle prossime ore. L’incendio di ieri notte, comunque, è stato preceduto qualche mese fa da un  evento analogo verificatosi dinanzi a palazzo Convento, peraltro casa comunale. Anche allora furono interessate più vetture e ci fu molta paura per il possibile interessamento degli allacci del gas.
Francesco Tripaldi