Nicotera. A volte
accade che per la stipula di un atto fuori dalla sede ufficiale del notaio,
questo si porti presso altri professionisti, quali architetti, avvocati e simili.
Questa figura professionale è assolutamente centrale e carismatica in ogni
contesto, non solo per la capacità economica che spesso la connota, ma proprio
per le funzioni che svolge, ossia quella di dare pubblica fede a tutta una
serie di atti giuridici, quali ad esempio trasferimenti immobiliari, a
qualsiasi titolo, oppure i testamenti. E lo sapeva bene Monti, ex presidente
del consiglio, che per natura e cultura la maggior parte della ricchezza del
nostro paese è concentrata proprio negli immobili. Tornando all’abitudine del
notaio di uscire piuttosto spesso dal suo ufficio per motivi di lavoro,
chiunque svolga la professione forense in quel di Nicotera conosce le ritrosìe
degli eredi dei “causidici” medievali a stipulare atti nella città del
Guiscardo. Il perché non trova risposta in episodi fobici di cui sarebbero
vittime i giuristi in questione, né tantomeno in timori scaramantici, ma piuttosto nel fatto
che la città è sede notarile, ed in qualche modo, assumere l’abitudine a
lavorare in una città con un simile, lusinghiero status, potrebbe “attrarli” ad
essa, ritenuta evidentemente poco appetibile. O almeno questa è la risposta
fornita sovente al pur piccolo rifiuto opposto al professionista medmeo che si
trova a richiedere i servigi degli eredi di Bartolo da Sassoferrato. Durante una
telefonata al Consiglio dell’Ordine dei Notai di Catanzaro un gentile
funzionario ha confermato la circostanza che la città è sede notarile e che la
sede è vacante da anni, rimasta tale dall’abbandono per ragioni non meglio
precisate di tale notaio Longo. Ovviamente la cosa suscita particolare
interesse in ragione dell’attuale, innegabile, situazione di crisi in cui versa
la cittadina, sebbene tanti siano stati i tentativi taumaturgici, dichiarati
almeno, di risollevarla. E, il fatto di poter far riferimento per una stipula
alla città di Nicotera, potrebbe restituirle quella percezione di centralità
cittadina rispetto ai contesti vicini, per i quali rappresentava il centro al
quale convergere per la maggior parte degli affari e delle questioni rilevanti.
Il mercato domenicale, oggetto di visite da centinaia di cittadini di altri
paesi, ne è un segno, in decadimento purtroppo. In esso sopravvivono i
“vanduliatori”, che con grida e gestualità antiche attraggono i clienti alla
mercanzia. Vi si possono scorgere richieste di aiuto a cittadini ritenuti
influenti e notabili. Un autentico affresco di una Calabria antica, la cui
memoria resiste nei libri dello scrittore Fortunato Seminara, il quale ricorda
come fosse obiettivo di tanti nella piana di Gioia Tauro, acquistare una casa a
Nicotera Marina. Altro segno di importanza era la Pretura, abolita, alla quale
è succeduto l’ufficio del Giudice di Pace, comunque servizio assai importante. Tornando
al notariato, da cosa dipenda la scarsa appetibilità della sede è difficile
stabilirlo in maniera univoca, ma sicuramente la scarsità, o almeno ritenuta
tale, delle transazioni, gioca il suo ruolo. Così come l’involuzione innegabile
dei costumi sociali, in una vita pubblica parcellizzata, povera, non solo dal
punto di vista economico. E chi altre possibilità è comprensibile che si
rivolga altrove. E’ chiaro che segnalare il problema o una mancanza può non
essere sufficiente. Ma la conoscenza di una problematica è il primo passo per
approntare soluzioni affinchè i cittadini ed i professionisti del luogo non
contuinino a versare nell’attuale stato di minorità, oggettiva si intende,
rispetto agli omologhi di altri contesti anche vicini, ed evidentemente più fortunati.
Francesco Tripaldi
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