mercoledì 13 agosto 2014

NICOTERA: LA QUESTIONE DEI BENI ARCHEOLOGICI E CULTURALI



Nicotera. Nicotera città della cultura. La frase viene spesso usata, non sempre impropriamente, ma spesso purtroppo riferendosi al passato con un pizzico di insano disfattismo. E’ utile, comunque, con l’aiuto di esponenti delle istituzioni competenti, capire quale sia lo stato dell’arte, letteralmente, e quali gli interventi da porre in essere al fine di riportare alla luce beni e servizi utili non solo al narcisismo cittadino, ma rilevanti nell’intero sistema dell’offerta culturale e turistica della splendida costa vibonese. Il primo versante su cui dare uno sguardo, senza velleità di completezza, è quello dei beni archeologici, sul quale alcune pur lodevoli iniziative dell’amministrazione sembrano essersi arenate, anche se parrebbe in maniera non definitiva. Sul tema è stata recentemente sentita Silvana Iannelli, archeologa responsabile della sovraintendenza di Vibo Valentia, la quale si è dimostrata entusiasta di riaprire il capitolo. La nostra è dell’avviso che il sito nicoterese più rilevante sia <<quello di Nicotera Mortelleto, proprietà Bisogni, con strutture monumentali oggetto di studi particolareggiati e di diversi articoli da parte della sovraintendenza.>> Si tratta di una proprietà privata vincolata, praticamente in stato di abbandono. Il sistema ideale per recuperarla, ad avviso dell’archeologa, sarebbe quello di stipulare una convenzione tra un’associazione di volontariato e la proprietà, affinchè si possa riportare alla luce e successivamente gestire, per una fruibilità pubblica ottimale. Ma un’associazione che si faccia avanti in tal senso, ad oggi, non esiste. Eppure decine sono quelle che operano sul territorio e qualcuna se facesse un pensierino sul tema non sarebbe cosa sgradita e inutile. E’ altresì da annoverare la Zona della Cava Romana. Secondo Silvana Iannelli <<la suddetta zona lascia intendere che molto probabilmente in mare ci potrebbero essere le tracce di un porto-attracco romano, il cosiddetto “epineion”, in greco. E’, infatti, assai probabile che i pregiati graniti estratti dal sito venissero trasportati con delle navi e la presenza di un porto dovrebbe essere consequenziale.>> La medesima rimarca che sono state effettuate delle ricerche subacquee con dei volontari, che non hanno sortito alcun esito, probabilmente però a causa della penuria di mezzi economici, che non hanno consentito ulteriori e più approfonditi accertamenti sui luoghi. Non resta, per l’aspetto archeologico, che menzionare il museo, da anni chiuso. La domanda consequenziale cade sulla destinazione dei reperti. La responsabile informa che <<sono stato trasportati prima a Reggio Calabria, poi a Vibo e successivamente di nuovo a Nicotera, dove attualmente si trovano a palazzo Convento. Si tratta di materiali di età greco-romana e preistorica.>> Sino a pochissimo tempo fa sembrava che le trattative per la realizzazione di un museo all’interno di palazzo Convento fossero in fase di stallo, a detta del primo cittadino a causa di ostacoli posti dalla medesima sovraintendenza. Questi sarebbero poi stati superati durante un successivo incontro tra la nostra, il primo cittadino e l’ingegnere del comune. Parrebbe esserci la disponibilità reciproca, ma sul punto non ci sono, allo stato notizie ufficiali da parte dell’amministrazione ma solo le ottimistiche rassicurazioni della sovraintendenza. L’ultimo punto, dolente purtroppo, è quello che attiene alla biblioteca comunale intitolata all’illustre etnologo nicoterese “Raffaele Corso”. Al di là dell’inspiegabile mancata pubblicazione delle sue opere, giacenti in “foglietti volanti” in un armadio all’entrata, la struttura è assolutamente vetusta e in condizioni di spazio insufficienti per una cittadina dalle ottime potenzialità e dal passato contrassegnato da istituti scolastici e studiosi di primissimo piano. Ancora più amara è la constatazione che il comune ha deciso di sciogliere la convenzione col sistema bibliotecario, causa, parrebbe, un debito col medesimo di qualche migliaio di euro. Un colpo che non ci voleva.
Francesco Tripaldi

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