Limbadi.
Il comune di Limbadi si costituisce parte civile nel processo “Purgatorio bis” a
carico del legale Antonio Galati, dell’ex capo della squadra mobile Maurizio
Lento e del suo vice Emanuele Rodonò. Come è
noto, gli esponenti delle forze dell’ordine sono stati accusati a vario
titolo di aver agevolato il sodalizio criminale dei Mancuso di Limbadi, con la
mediazione di Galati. Il 29 di luglio sono stati notificati al comune il
decreto di giudizio immediato, emesso dal Tribunale di Catanzaro, unitamente alla
relativa richiesta di giudizio immediato della DDA. La deliberazione del commissario
straordinario Anna Aurora Colosimo, la n. 8 del 12/08/2014, prevede, oltre alla
ritenuta opportunità dell’intervento processuale, ovviamente anche la nomina
del legale che assisterà l’ente, ossia Gaetano Callipo di Gioia Tauro. L’avvocato,
definito esperto della materia nell’atto emarginato, percepirà la preventivata
somma di € 6000,00, oltre IVA e CPA. Il commissario ha voluto motivare, oltre a
quanto è succintamente riportato in delibera, il provvedimento, comunque
espressamente definito quale «atto
dovuto». «Il procedimento penale in questione
– afferma la Colosimo– è degradante per
il territorio, perché consegna un’immagine di questo comune letteralmente
devastata. Eppure – prosegue –
Limbadi è una realtà degna di nota per molti altri motivi che non sono legati
alla criminalità». Il funzionario
della Prefettura ha inteso, altresì, lanciare una sorta di monito alla città «affinchè si rinsaldi un sentimento di
legalità, certamente presente nella comunità». Il provvedimento amministrativo preso potrebbe
avere, inoltre, «risvolti economici
positivi per l’ente – ha chiarito il commissario – sebbene sia opportuno attendere l’esito del procedimento penale, che
allo stato non possiamo e non dobbiamo dare per scontato». «Così come non era
scontato, in questo territorio, che l’ente decidesse di costituirsi parte civile
in un processo del genere». Le
abbiamo chiaramente chiesto se non vi fosse un’allusione al comune di Nicotera,
in questa affermazione piuttosto criptica. «Non
voglio assolutamente entrare nel merito delle decisioni di un altro ente.
L’unica cosa che posso fare è riportare una mia precedente esperienza a
Gerocarne, durante la quale presi una decisione analoga e le amministrazioni
limitrofe decisero di aderire. Chiaramente, però, sono situazioni e
procedimenti diversi. Pertanto, qualsiasi paragone potrebbe risultare improprio».
Non abbandona, la nostra, un
distaccato contegno istituzionale, quindi. Ciò anche in relazione alla duplice
veste di rappresentante dell’ufficio territoriale del governo e di
amministratrice del comune di Limbadi. Cosa riserverà nel futuro la Colosimo e
la prefettura di Vibo Valentia a questo territorio non è semplice prevederlo,
anche perché non è lontano il momento del “toto candidature” in quel del comune
vibonese. Qualche nome si affaccia, per negarsi quasi subito, in una partita
complessa e aperta.
Francesco Tripaldi
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